mercoledì 17 novembre 2010

Che avete di altro nello scantinato?

Avevo intenzione di farmi del male e prendere un Iphone 4. Ho già un Iphone ma il nuovo fa più figura poggiato sulla scrivania (a cosa pensate serva un Iphone?), dunque entro in un Negozio 3 (avevo letto di una offerta in abbonamento che mi permetteva di avere il mio giocattolo a costo zero, sottoscrivendo un certo piano).


- Buongiorno


- Buongiorno, prego


- Avevo letto dell'offerta blablabla... e volevo prendere un Iphone 4


- Certo, abbiamo il 32 Mb


- Nono, non mi serve, volevo il 16 Mb, non c'è?


- Certamente, ma è in offerta con un Nokia


- Come?


- Se vuole l'Iphone 16 Mb dovrà sottoscrivere un piano triennale per questo, ma anche prendere un Nokia e anche per quello sottoscrivere un impegno di ricarica per tot mesi che...


- ...ma io non ho bisogno di due telefoni


- Mi spiace ma è questa l'offerta. Comunque è molto vantaggiosa


- Beh, non per me, avendo bisogno di un solo telefono. E poi perchè quest'accoppiata Apple-Nokia?


- E' una promozione particolare che...


- ...vi aiuterà a ripulire i magazzini dai ferri vecchi, ho capito. Comunque no, grazie. Quando posso avere solo il mio Iphone con il mio piano (che tra l'altro pubblicizzate ampiamente dappertutto)?


- Provi la settimana prossima



Sono passate tre settimane e sto ancora cercando di capire quanto prossima sarà quella settimana.

Le strategie di marketing delle aziende telco sono quanto di più aggressivo, rapido, devastante si possa incontrare nella giungla delle vendite. E questo soprattutto per la rapida obsolescenza della tecnologia.

Questo però porta spesso errori strategici: in tre settimane io potrò anche girarmi le scatole e passare alla concorrenza, se mi offre il telefono che voglio senza essere costretto a prendere in aggiunta altri telefoni, forni a microonde o mountain bike con cambio Shimano.

La pianificazione delle scorte è vitale in questi casi.

Ed il cliente non deve scontare scelte errate del reparto acquisti.

E ora, vediamo che mi offre Vodafone.

martedì 26 ottobre 2010

La voce del padrone

Oggi mi ha telefonato Google!! Sìssì, proprio così. Il signor Google ha alzato la cornetta e ha fatto proprio il mio numero. O meglio il numero della Nexus.

Devo ricordarmi di dargli l’interno. Hai visto mai….

O meglio, era la signora Google, perché la voce era sicuramente femminile.

Gianluca al centralino, con un accento come di chi ha sentito per la prima volta la voce di Nostro Signore in diretta, mi dice “Nazario, c’è Google. Vuoi parlarci?”

Scusate, ma se a voi dicono “C’è il sommo in linea” voi cosa fate?
Dite “Che palle! Fallo aspettare un po’ che è la terza volta che mi chiede un consiglio su come salvare il mondo”?
Oppure prima di svenire vi fate passare la chiamata?


Io ho optato per la seconda opzione.


“Buongiorno sig. De Mori, qui è Google”
e qui è partito un tuono in sottofondo.

“Buongiorno”


“Volevo sapere se aveva ricevuto il nostro buono per utilizzare Adwords”

Ahhhhh, è una marchetta

“Si, ma sa com’e’. Il lavoro… il tempo. Insomma non l’ho ancora utilizzato”


“Ma se vuole possiamo far partire la campagna adesso, insieme. Se ha un po’ di tempo potremmo appianare tutti gli ostacoli.”


“Facciamo martedì prossimo allora, se è possibile, che ora come ora ho un po’ da fare”


E facciamolo aspettare ‘sto sig. Google, visto che non vuole un consiglio su come acquistare Facebook o su come implementare ulteriormente Android


“Non c’e’ problema, il mondo lo possiamo salvare la settimana prossima. Oh mi scusi, mi ero distratta. L’account lo possiamo aprire la settimana prossima”.


Bene, non fa un po’ strano a voi che Google, come strumento marketing, utilizzi il telefono, dico
I L T E L E F O N O.

Quella cosa antiquata, con un’appendice a forma di corna piena di germi.

Io mi aspettavo che, per fare marketing in prima persona, Sua Magnificenza utilizzasse almeno un transponder unito ad un teletrasportatore collegato al ponte ologrammi.
(Si, da piccolo ho visto StarTrek. Poi con mio nipote bambino ho visto StartTrek. Adesso ho i bambini piccoli, per cui continuo a vedere StarTrek)

Ma, se Google utilizza il telefono, perché vuole farmi utilizzare AdWords, Ad Sense….e tutti quegli altri fantastici strumenti su Internet.

E' un po' come se Marchionne usasse una Volkswagen. Prodotta in italia.
E infatti, cos'è quest'odore di bruciato?

Adesso basta con gli scherzi ed analizziamo la vicenda da un punto di vista marketing.
Google sa benissimo che una campagna marketing non si fa con un mezzo solo. Prima di tutto ha sparso la notizia sul web.

Quindi ha inviato una mail (che ha fatto, io ho il buono per testare AdWords).
Poi visto che non ho partecipato alla campagna di testing, ha telefonato per invitarmi ad utilizzare il coupon.

Chissà cosa succede se martedì non mi faccio trovare.

Sicari, Macchina rigata?

venerdì 15 ottobre 2010

Coerenza



Parlavo con un'amica, ieri sera, in chat. Si commentava Santoro, Annozero. Capita spesso di attuare questa forma di comunicazione crossmediale: tv, Internet, cellulare.

[i nati successivamente al 1980 ignorino questa parte]
Sono lontani i tempi del "è venerdi, c'è Portobello". E il giorno dopo a parlare tutti solo del fatto che neppure quella volta il pappagallo avesse parlato.
[fine parte per gli anziani]

L'interazione oggi abbraccia luoghi e tempi (e mezzi) con una facilità sconosciuta anche solo pochi anni fa. Arriva anche la Google tv, a breve, capace di fondere definitivamente (così pare ma questi proclami li ricordo da una quindicina d'anni almeno) televisione ed Internet.
E cosa mi dice la mia amica?

- Ah, una novità: non posso leggere il tuo blog dal lavoro
- Come mai?
- Il filtro aziendale lo blocca: lo segnala come "sesso".
- "Sesso"?
- Già.
- Ma se parla di comunicazione e aziende!
- Ma usi spesso metafore... l'altra volta quella cosa della savana, della concorrenza tra leoni, maschi dominanti...
- Embè?!
- Embè questo ha fatto scattare il sistema.
- Ma è ridicolo! Fallo presente al tuo capo.
- Già fatto. Dice che lo può risolvere solo il tecnico.
- E fatelo risolvere al tecnico!
- E' in mobilità.
- Oh Signur! E non c'è nessuno che sappia metterci le mani?
- Ci sarebbe quel ragazzino nuovo... è bravo con i computer, ma non conosce le password.
- Una telefonata al tecnico?
- E' in Africa.
- In Africa.
- Sì. Servizio fotografico.
- Magari sui leoni.
- Già.

Insomma, questa ragazza, che si occupa di comunicazione come me, ora è costretta ad aggirare questi filtri. Per entrare sul mio blog. Per non parlare di Facebook.
A volte la lungimiranza delle aziende è pari alla capacità di trarre profitto da nuovi canali, opportunità, relazioni.

[La strip Dilbert qui sopra l'ho scaricata tramite il mio portatile e connessione personale: il filtro aziendale mi bloccava tutto ciò che considera "svago". L'ho fatto presente al mio capo e ha detto "ovvio!"]

giovedì 30 settembre 2010

Ma si doveva proprio chiamarlo "Facebook Luoghi?"

E' attivo da poco anche in Italia Facebook Places. Praticamente si potrà sapere dove si trovano i nostri amici. E dir loro dove ci troviamo.
Possiamo ad esempio scoprire se un amico è presente nello stesso ristorante in cui ci troviamo.

Zuckerberg afferma di aver concepito Places per aiutare a condividere la propria posizione con i propri amici, vedere dove si trovano contatti e conoscenti, scoprire nuovi luoghi.

Con questo servizio, Facebook prova a sottrarre risorse al suo concorrente già presente da tempo in rete: Foursquare.
Diesel per esempio ha già utilizzato Foursquare per promuovere il suo negozio a New York presso tutti gli utenti attivi nel raggio di tre isolati. Nel centro di Londra c'è stata una sorta di caccia al tesoro organizzata da Jimmy Choos, che mirava a promuovere la sua collezione di scarpe.
Sono solo un paio di esempi di ciò che si può fare con la geolocalizzazione.

Per un'azienda può servire anche per avere traccia delle persone che si sono fermate, per esempio, in quel dato negozio o attività.
Ho appena provato Facebook places, registrando la mia posizione. Mi ha chiesto se mi trovassi vicino ad una attività già presente in un elenco compilato sulla base delle indicazioni di altre persone oppure se volessi registrare un nuovo luogo. Ovviamente ho inserito qualcosa di nuovo: la mia azienda. Così, chi si troverà a passare da queste parti e userà lo stesso servizio vedrà che ci siamo anche noi.

"Esserci" è la parola d'ordine. "Cosa farcene" non si sa ancora molto bene ma questo verrà.

Le perplessità restano sempre sulla privacy: se so che sei qui so anche che non sei di là.
E questo, a parte mariti gelosi e mogli fedifraghe (o viceversa) può interessare anche i malintenzionati, chi ha deciso di fare una visita al mio appartamento mentre sono - e si sa con certezza - a migliaia di km di distanza. Così, mentre aggiorno allegramente il mio stato su Facebook da un'isola del Pacifico, altrettanto allegri scassinatori potranno contare sulle sedici ore di volo che ci separano.

Il futuro è segnato? Questo lo vedremo. Di certo ora è geotaggato.

martedì 31 agosto 2010

Giganti in ginocchio

Tra le cose dell'ufficio, in mezzo ad una pila di carte delle quali non se ne salva una, è saltata fuori una videocassetta (sì, le carte erano davvero tante per mimetizzare un vhs, ne devo parlare con la donna delle pulizie. Sarà la prima cosa che farò non appena ne prenderemo una).
Era un film: "Impiegati... male!", una commediola del '99. Ricordo la vedemmo in ufficio, insieme, in occasione di non so cosa. E qua è rimasta.
Ora, il punto non è la pila di carte, la videocassetta di Blockbuster mai rivendicata o il motivo per cui vedemmo un film in ufficio (anche se ci sarebbe da riflettere su tutte queste cose).

Di cosa voglio parlare? Del fallimento di Blockbuster, recentemente annunciato.

E' fallito un sistema, non un'azienda.
Il sistema che prevede l'oggetto fisico al centro dello scambio.

Uscire di casa, trovare parcheggio, scegliere il film, non trovarlo perchè qualcuno già l'ha preso, ripiegare su un secondo, tornare a casa, trovare parcheggio (si vede che ho problemi di parcheggio?), sperare che la custodia contenga il film giusto (controllarlo prima no, eh?), restituire il film il giorno dopo. Che era la cosa peggiore di tutte.

Oggi il film me lo portano a casa. Perchè non è il supporto che mi interessa ma il suo contenuto digitale. Non è il DVD che sto pagando, ma Bruce Willis. Non era il vhs che mi interessava ma sapere chi fosse l'assassino.

La digitalizzazione dei contenuti ha portato anche uno spostamento di fuoco sull'oggetto della transazione ed una presa di coscienza sul reale oggetto dello scambio commerciale.

Società come Apple, Netflix, Hulu, vendono bit. Acquisto un film su Sky anche con una telefonata. Niente problemi di parcheggio. Oggi piove anche, tra l'altro.

L'incapacità di riorganizzazione aziendale di Blockbuster è diventata fenomeno studiato nelle facoltà di economia. Un colosso dai piedi d'argilla, crollato sotto i colpi di un presente che veniva considerato ancora lontano "futuro" e che li ha fagocitati in pochissimi anni.

Nessun dirigente probabilmente possedeva un telefonino: avrebbe capito che un film è possibile vederselo anche là sopra. Piccolo, certo.

Nessuno si rendeva conto che, come lo scomparto floppy, anche quello per il CD/DVD andava scomparendo, in primis dai portatili.

Nessuno ragionava in termini di flusso dati ma solo di flussi di cassa.
Che si sono arrestati.

Quella di Blockbuster è una grande lezione di organizzazione aziendale e importanza di gestire il cambiamento. In questo caso cambiamenti esogeni devono corrispondere a cambiamenti strutturali, anche radicali. La risposta alle mutate esigenze deve essere fornita prima che le stesse inizino a farsi pressanti, altrimenti sarà già troppo tardi.

Chi può considerarsi davvero responsabile per quel fallimento? Certamente il gruppo dirigente, la squadra che avrebbe dovuto cogliere un'opportunità e non vanamente rinforzare una struttura ormai logora.
Sono questi ad aver affondato una corazzata come Blockbuster.

E forse anche un po' noi. Noi in ufficio, dico. Che ci siamo tenuti quella cassetta.

martedì 24 agosto 2010

Armiamoci e partite

Negli ultimi 5 anni siamo stati soggetti a molti cambiamenti. Alcuni di questi hanno avuto un grande impatto sul nostro modo di vivere, altri sembravano svolte epocali e si sono risolti poi in bolle di sapone.
E molti di noi hanno avuto a che fare con consulenti che parlavano in modo strano prospettandoci un futuro radioso.

Abbiamo abbastanza esperienza per capire quali sono le cose veramente importanti e quali le cose che sono solo fumo.

Allora facciamo un gioco: proviamo a confutare le balzane idee che vanno di moda oggi , e quali sono le risposte che potremmo dare noi, dal “basso” della nostra esperienza.

Le organizzazioni sono senza capi, senza attriti, autogestite e senza differenze di grado.
Quasi tutti abbiamo un capo e delle mansioni

Il nuovo modo di fare affari e’ basato “sull’organizzazione virtuale”, le gerarchie sono roba del passato.
Le organizzazioni sono senza capi, senza attriti, autogestite e senza differenze di grado. Quasi tutti siamo dentro gerarchie più o meno chiare, (anche se oggi vi sono forse meno gradi rispetto a qualche anno fa).

Per far fronte ai tempi, nulla di meglio che creatività, “genio e sregolatezzza”.
Nella schiacciante maggioranza, noi non siamo «creativi» anche se ogni tanto qualcosa di intelligente riusciamo a dirlo.. . e a rimboccarci le maniche per fare ciò che va fatto davvero.

in un mondo in cui “il Web è tutto, tutto cambia”
Quasi nessuno di noi si è visto capovolto il proprio mondo dalla rete, anche se il Web ha avuto un impatto innegabile. (Oggi comunichiamo con l'imbianchino in auto, grazie al BlackBerry, eppure lui arriva lo stesso con cinque ore di ritardo.)

Ah, la nostra capacità di essere collegati con chiunque, sempre e ovunque ...
Certo, usiamo l'e-mail, ma chiunque abbi un minimo di sale in zucca continua ancora a gestire le cose spostandosi di persona.

Addetti alla pianificazione strategica e amministratori delegati sono disperatamente in cerca del “grande piano di business”.
Quasi nessuno passa le sue giornate a fare piani grandiosi. Non l'ha mai fatto e non lo farà mai.

Pensare al di là dei propri orizzonti. è ovvio ...
Quasi tutti siamo assillati dalle cose da fare all'interno dei nostri orizzonti (ci sono gia abbastanza problemi, come clienti furibondi e così via).

I cambiamenti sistemici sono complessi.
Quasi tutti crediamo, e occupiamo il nostro tempo, in rapide sperimentazioni poco costose, cogliamo i frutti sui rami più bassi, cercando di far fronte ai grandi cambiamenti come possiamo.

Bisogna imporre termini come «modelli aziendali», “espandibile”, «gestione strategica del talento», «gestione della retention del cliente*, paradigma di gestione delle informazioni».
Tutti o quasi cerchiamo di usare il linguaggio di ogni giorno, parliamo di “fare soldi” (e non di “business model”), di “questo cliente deve crescere” (piuttosto che “ espandibile”), di «muovere il culo per far felice il cliente e per non farselo scappare” (e non di “politica di retention della clientela”), di “condividere
le cose alla svelta, invece di tenersele per sé”* (e non di “mettere in atto un paradigma di gestione delle informazioni”).

Nella nostra attività, che è basata sul cliente, I'accoppiata vincente è: miglior database + algoritmo piu’ sexy.
Quasi tutti dedichiamo il nostro tempo a banali rapporti con clienti, fornitori, personaggi di spicco a livello locale, eccetera.

Abilità nel marketing!
Vendite! Vendite! Vendite!

Acquisizioni e fusioni devono essere finalizzate a espandere raggiod’azione, penetrazione di mercato e quote di mercato a costo zero,riducendo cosi’ i rischi grazie a un più ampio portafoglio clienti e neutralizzando («togliendosi di mezzo») la concorrenza.
Giocare con ciò che si ha in mano, lavorare come bestie per rafforzarlo e lottare per la sopravvivenza crescendo, consegnando roba che funziona e lavorando molto, molto ma molto bene.

«Gioco nuovo, regole (totalmente) nuove”, “strumenti digestione” mai visti prima, tali da «cambiare tutto”.
Stiamo quasi tutti imparando cose nuove, ma questa non è una rivoluzione copernicana: continuiamo a sgobbare come muli (e a tempo pieno) «solo» perché «le cose vengano fatte», per migliorare le relazioni, per trovare le persone giuste e per tenercele, mostrando apprezzamento e rispetto, e per creare nuove opportunità che permettano di andare avanti.

L'intelligenza diabolica e’ la chiave del successo.
Sappiamo benissimo che la politica che paga è battere e ribattere e ancora battere sempre sulle solite cose essenziali.

«Costruito per durare.»
Ma se quasi tutti ci facciamo un mazzo così per sopravvivere fino a venerdì facendo pure contenti i clienti... ! E se dura, c'è da ringraziare il Signore!

La “demografia che cambia”, il “il nuovo mondo della Generazione X”, tanti segmenti di mercato diversi quanti sono i clienti.
(magari!) Il nostro cliente tipo (nell'85% dei casi) è donna.
Trovate la squadra giusta (tante, ma tante donne in più nelle posizioni chiave) e avanti tutta. E, per far soldi, bisogna comunque puntare di più sui maschi di mezz'età (sono quelli che hanno i soldi) e di meno sugli sbarbatelli, sui pivelli che dettano le mode ma che sono comunque squattrinati


La grande azienda rappresenta una realtà strategica, importante, di prim'ordine e determinante per interi comparti
Eppure quasi nessuno, nel 2010, lavora più in Grandi Aziende: lavoriamo quasi tutti in piccole e medie imprese, le PMI (o in piccoli enti pubblici).
Anche se lavoriamo in grandi aziende o grandi enti, la nostra ottica non va molto al di là del reparto in cui siamo in organico, magari una ventina di addetti.
(Quanto alle PMI, la Germania ha conquistato la palma di esportatore n. 1 del pianeta davanti alla Cina proprio grazie alla sua tipica piccola e media azienda altamente specializzata e all'avanguardia, la Mittelstand.)

Ah, i Settori di punta!
Quasi nessuno lavora in settori «di punta», facciamo quasi tutti robe del tutto normali

Siete d’accordo? Io penso di si. Ed e’ per questo che con NSM stiamo creando una rete di soggetti che possa affrontare il mercato senza falsi miti e deboli speranze. Confrontandosi con il mondo reale e non quello fumoso di certi soggetti. Con la giusta conoscenza e con forza adeguata a vincere le sfide che dovremo affrontare sul nostro cammino

(Da una idea di Tom Peters: “Le piccole grandi cose”)

lunedì 16 agosto 2010

Le 7 virtu' cardinali del venditore

Già note ai filosofi antichi, in particolare a Platone, le virtù cardinali, denominate anche virtù umane principali, riguardano essenzialmente l'uomo e costituiscono i pilastri di una vita dedicata al bene.

Tranquilli, non voglio farvi catechismo...

Volevo solo introdurre un piccolo spunto di riflessione:
possiamo elencare 7 qualita' che un buon commerciale deve avere?
Sette qualita' che possiamo definire cardinali, in quanto cardine dell'attivita' commerciale?

Secondo me si e sono queste:



1) Pazienza: il successo si ottiene in genere un passo alla volta.

2) Impegno: e' solo attraverso l'impegno per i clienti che si e' in grado di impegnarsi in loro favore.

3) Entusiasmo: l'entusiasmo per la propria azienda, il proprio prodotto, i clienti e la vita riescono ad essere una calamita per il successo.

4) Crescita: se non si è in crescita come individuo e come professionista, si sta lentamente declinando e morendo.

5) Coraggio: Se non si e' disposti a fallire, non si raggiungono grandi risultati. Ciò richiede coraggio di perseverare anche di fronte a delle difficolta' enormi.

6) Onestà: i clienti sanno quando non si e' onesti con loro, o anche con se stessi.

7) Flessibilità: la vita è cambiamento, e niente rimane sempre lo stesso. Non si puo' avere successo nelle vendite se non ci si adatta a circostanze impreviste.


Siete d'accordo?
Togliereste qualche cosa o aggiungereste qualcos'altro?

Pensateci su

mercoledì 28 luglio 2010

Chiuso per ferie

- Controllato le bollette?
- Pagate tutte.
- Fatture?
- A posto.
- L'hai poi chiamato quel fornitore che deve portarci il nuovo carico di merce a settembre?
- Sì, tranquillo.
- Eh, tranquillo... che l'anno scorso si è presentato a novembre.
- Era un altro, l'abbiamo cambiato per quello.
- Era il fratello veramente.
- Ma ha una azienda sua.
- Che si chiama come l'altra.
- E' ovvio, ha lo stesso cognome.
- Vabbè. Programmato i condizionatori?
- Ah, no!
- Ecco. Così ci ritroviamo i server a bagnomaria.
- Hai ragione. Che poi dobbiamo assolutamente ricomprare un paio di gruppi di continuità.
- Ancora?! Si rompono ogni tre mesi?
- Se va bene.
- Il bonifico?
- Quale bonifico?
- Quello per la segretaria.
- Quello è stato fatto tre giorni fa.
- Non ho ricevuto l'email.
- Mi sa che ho dimenticato di inviarla ma il bonifico è ok.
- Cos'altro ci dimentichiamo?
- Il backup dei dati.
- No, quello è a posto. Più che altro ti riporti tu l'hard disk removibile col backup?
- Sono in moto, pensaci tu.
- Va bene.
- Altro?
- Acqua e olio a posto...
- Dai, seriamente: possiamo chiudere bottega e goderci le vacanze?
- Bah, "goderci" è una parola grossa. Io aspetto sempre il contatto con quello là che deve tenere quella docenza il giorno del rientro. Non mi ha richiamato, sono preoccupato...
- C'è sempre qualcosa che ti lascia attaccato al telefono. Lo so. Speriamo bene.
- Il problema è proprio questo: se gestisci un'azienda le vacanze sono sempre relative.
- E' il brutto di questo mestiere.
- E' il bello di questo mestiere.
- Già.
- si va?
- Si va.
- Buone vacanze, divertiti.
- Anche tu.
...
...
...
[anche voi].

lunedì 19 luglio 2010

Ai miei tempi le cover te le appioppavano cantanti senza idee

"Tenere in mano un telefono genera in qualche modo un’attenuazione delle prestazioni dell’antenna, alcuni dispositivi sono più soggetti di altri a questo fenomeno a seconda della posizione dell’antenna. Questo è normale per qualsiasi telefono senza fili. Se vi capita di incappare in questa situazione con l’iPhone 4, evitate di appoggiare la parte inferiore sinistra sul palmo della mano in modo da non mettere in contatto le due sezioni del bordo metallico separate dalla scanalatura, oppure utilizzate una delle tante cover a disposizione".
[Steve Jobs]

Eh. Insomma Steve, mi stai dicendo che ho speso 700 e passa euro e devo usare il telefono con le pinze? O peggio mettergli la tutina?
Mi stai dicendo che il gioiello non splende come tutti pensavamo?
Mi stai dicendo che un telefono fa benissimo una marea di cose tranne telefonare?
Mi stai dicendo cosa, Steve?
[un tuo utente devoto e un po' perplesso]

...

"E' un problema che si manifesta solo se il telefono è impugnato con la mano sinistra".
[Steve Jobs]

Ok. Lo farò. Per te lo farò. Sono mancino ma per la Mela imparerò ad usare la destra. Che in effetti, questa cosa della sinistra io l'ho sempre odiata, da quando ero piccolo. Ma adesso ho un motivo vero per diventare "normale".
[un tuo utente motivato]

...

"Il nostro scopo è rendere felice i nostri clienti".
[Steve Jobs]

Io non sono felice, Steve.
Ma so che tu vegli su di me e prima o poi mi farai felice.
Perchè di te mi fido, Steve.
[un tuo utente fiducioso]

...

"E' un caso gonfiato a dismisura".
[Steve Jobs]

Ma non è un po' perchè lo sei anche tu Steve?
A ragione, per carità, a ragione e con pieno merito. Con quel merito che tutti ti riconosciamo, Steve.
[un tuo utente che un po' ha mangiato la foglia]

...

"Leggendo quello che c'è on line ci aspettavamo chiamate a dismisura di clienti insoddisfatti per la ricezione telefonica. E invece, la percentuale è pari al solo 0,55%: la metà dell'1%".
[Steve Jobs]

Non è mica perchè col tuo telefono la gente ci fa altro piuttosto che telefonare?
Io invece col telefono ci telefono! E sono mancino, Steve! Aiutami a guarire!
[un tuo utente distrutto]

...

"Non siamo perfetti". "I nostri telefoni non sono perfetti".
[Steve Jobs]

Cosa?!?!
[un tuo ex utente]

mercoledì 7 luglio 2010

Futuro prossimo venturo

NDR-113 è un robot che viene acquistato dalla famiglia Martin come governante. E' un robot particolare con capacità e caratteristiche molto peculiari, se non addirittura anomale. Nella complessità della realizzazione dei cervelli positronici infatti sono previsti alcuni margini di imprevedibilità dei risultati e alcuni di questi infinitesimali margini hanno conferito a Andrew straordinarie capacità. Insieme a queste non tardano a presentarsi in lui parametri non previsti nella sua progettazione: la creatività, l’emotività, il senso dei sentimenti e, più insolito di tutti, il valore di essere uomo.
Questa la traccia de: "L'uomo bicentenario".

"Di tutti i racconti di robot che ho scritto, L’uomo bicentenario è il mio preferito e, credo, il migliore. Anzi ho l’orribile sensazione che potrei non avere mai più la voglia di superarlo, per cui penso che non mi cimenterò mai più in un’altra storia seria di robot. Ma non è detto. Non sono una persona eccessivamente prevedibile." [I. Asimov]

L'incapacità di prevedere con esattezza l'evoluzione degli avvenimenti, la strada che prenderanno certe decisioni, gli scenari che si apriranno innanzi determinate scelte è alla base di storici fallimenti.
Secondo indiscrezioni raccolte da fonti ritenute particolarmente attendibili, pare ora che Google si appresti a lanciare un social network che nelle intenzioni dovrebbe competere con lo strapotere di Facebook.

Il mondo del web ci ha insegnato che non sempre il colosso riesce a fagocitare il topolino. Google a suo tempo vinse la guerra con Microsoft per il controllo del web e vani sono risultati i tentativi di Gates di creare un motore di ricerca altrettanto utilizzato o un sistema ramificato di gestione pubblicitaria come quello di Google. Ma Google stesso ha avuto le sue batoste, come ci insegnano gli insuccessi di Wave e Buzz.

Google Me, questo il nome del progetto che dovrebbe soppiantare Facebook.
"Dovrebbe", sì. Perchè dati i precedenti e vista la forza del network di Zuckerberg è possibile che la cosa non riesca ad andare in porto come vorrebbero a Mountain view.

Cosa fa di un prodotto web un prodotto web DI SUCCESSO?
Come si può prevedere lo scenario dell'immediato futuro ed evitare cantonate o clamorosi flop?
Possibile che tutta l'esperienza, le risorse economiche, le capacità tecniche di colossi come Google o Microsoft non siano sufficienti per pianificare una efficace strategia tutte le volte che decidono di scendere in campo?
C'è forse una variabile di imprevedibilità, proprio nel settore che meno pareva soggetto a discrezionalità: l'informatica?
In un mondo digitale capita spesso che la differenza la faccia questa variabile impazzita. Che "macchine da guerra" attrezzate non riescano a far breccia in castelli di sabbia nati dal nulla ad opera di eminenti sconosciuti, spesso ragazzini, che hanno avuto una idea e si son visti esplodere la cosa in mano oltre ogni aspettativa, da cosa dipende?
L'informatica non è una scienza esatta? Forse non è questo il punto, forse esatta lo è. Ma non lo è il marketing.
Pare che sul web ci siano "movimenti ad onda" imprevedibili. Un sito, nato dal nulla, improvvisamente diventa frequentato, conosciuto, si espande, l'effetto valanga lo rende un fenomeno mondiale. E questo a prescindere da precise strategie marketing.
Poi occorre capacità, gestione ed oculatezza per resistere alle controffensive, certo. Ma l'onda iniziale è spesso del tutto casuale ed imprevedibile.
Ed è questo che affascina: l'idea che nel 2010 ci siano ancora spazi per coltivare sogni, per far crescere realtà anche senza mezzi.
L'idea che basti... l'idea.
Non male, per un mondo arido, fatto di zero ed uno, no?

lunedì 31 maggio 2010

IPAD, primizie ed impressioni

Ho avuto tra le mani l'IPAD. E ben un giorno prima dei comuni mortali.
Non starò a dire cosa ho dovuto fare/dare per questo privilegio ma tant'è: l'oggetto era a casa mia.
Anzi, a dirla tutta a casa c'è stato ben poco: diciamo che per due giorni è stata la mia coperta di Linus, il mio animale da passeggio, la mia ombra (se non fosse così divinamente luminoso).
Chiariamoci, non sono un fanatico della tecnologia, checchè ne dicano i miei detrattori. E che a casa abbia i poster di 2001: Odissea nello spazio, e nel portafoglio la foto di Steve Jobs non conferma nulla.
Ma non ho resistito allo sfoggio di un oggetto che ancora nessuno possedeva.
Il mio sabato è iniziato al tavolino di uno stabilimento balneare: c'era chi prendeva il caffè, chi leggeva il giornale... Io sfogliavo pagine Internet con l'IPAD. Tenendolo ben alto e visibile. Attorno a me i primi curiosi. Poi altri, richiamati dalla curiosità stessa. Intendiamoci, niente di eccezionale.
Almeno fino a che non è dovuto intervenire un vigile.
Ho scaricato delle applicazioni: una per la musica, una per leggere PDF, una per gestire i fogli Excel e quella specifica di Wikipedia.
C'era una Wi-fi aperta e mi sono collegato gratuitamente ma anche se così non fosse stato avevo la mia bella schedina 3G e avrei fatto tutto lo stesso senza problemi.
Le dimensioni dell'IPAD sono a mio parere perfette per essere tenuto in mano: forse un poco più pesante del previsto e alla lunga leggere un lungo testo potrebbe risultare stancante. Ma sabato questo era un falso problema: io ero là più per un riscontro sociologico che un vero e proprio uso. E la risposta è stata superiore alle già rosee aspettative.
E' che l'IPAD prende, c'è poco da fare. Si vede che è qualcosa di nuovo e diverso. E lo resterà per un pezzo, come è stato ed è per l'IPHONE, nonostante i tentativi di imitazione, spesso tecniologicamente anche superiori, ma un'oggetto Apple è un oggetto Apple, non si discute.
Non ho ancora capito cosa renda la roba della Mela così attraente. Voglio dire: qua si parla di computer, telefoni, lettori mp3, mica di Spirito Santo. Eppure ogni volta è un successo: è come se quel logo desse un imprimatur metafisico, una sorta di trascendenza ad un insieme di circuiti integrati e materiali conduttori. O è forse il contrario? E' il cliente/utente Apple ad essere un animista convinto e a riversare negli oggetti di Jobs la sua idea di divinità? O semplicemente sto esagerando e tutto questo mio sproloquio dipende dalle droghe che Apple spruzza sui suoi prodotti (c'è pure questa leggenda in giro, non scherzo).
Insomma, sabato ero al centro dell'attenzione. E la domenica anche peggio, avendo avuto la malsana idea di portarlo con me a pranzo in un agriturismo in montagna: tra una tagliatella ai profumi di bosco ed un agnello alla brace il mio IPAD faceva bella mostra di sè sul tavolo ed ognuno che passava di là si soffermava: i più buttavano un occhio, molti indugiavano un attimo in più, alcuni audaci chiedevano. Uno mi ha proprio chiesto di usarlo ed io ho fatto finta di non soffrire mentre spennellava le sue dita all'intingolo di burro sul mio bambino.
Quando ho scaricato la posta mi sono accorto che dovevo fare un lavoretto rapido ma urgente e ho aperto il mio Quickoffice per modificare il documento di testo direttamente dal tavolo del ristorante. E l'ho rispedito prima del dolce.
Per ora non ho sentito la mancanza di una USB ma credo più per caso.
Insomma, il primo impatto con l'IPAD devo ancora averlo dal punto di vista tecnico-pratico perchè quel che ho fatto finora è ben poca cosa.
Ciò che ho visto per adesso però è ampiamente sufficiente a farmi dire che si tratta di un prodotto che copre perfettamente una parte di mercato ancora scoperta: quella che sta tra il notebook e il palmare. Ma - aggiungo - si pone trasversalmente anche a questi.
A breve capiremo meglio se Zio Steve ha fatto ancora centro.
Io intanto me lo coccolo ancora un po'.

venerdì 9 aprile 2010

Floppy e flop

- E dunque?
- E dunque lo sai: dobbiamo restare aggiornati altrimenti il mercato scappa via.
- Come non essere d'accordo. E che dovremmo fare?
- Investire! Investire in conoscenze. Investire in risorse. Investire in tecnologie. Investire!
- Investire. E' il primo passo verso il successo.
- Esatto! Investire!
- Già...
- Ti vedo dubbioso...
- Nono, che dubbioso, sono d'accordissimo... investire...
- E allora?
- Niente, pensavo ad un piccolo particolare: il budget.
- Vuoi dire che non ci sono risorse?
- Non dico questo. Voglio dire che la logica dell'investire qui in azienda l'abbiamo sempre avuta.
- Esattamente. Dobbiamo continuare così!
- Ma continuando così andiamo a finire sotto un ponte.
- Perchè dici questo?
- Perchè dovremmo fare più attenzione agli investimenti. Specie in tecnologie.
- Mi sembra che ci siamo sempre trovati b...
- Il betamax.
- Eh?
- Il betamax. Lo ricordi? Dicesti: "E' questo il futuro! E' un sistema superiore, altro che VHS! Prendiamo il betamax!"
- Va bene, quella fu una spesa che...
- La web tv Micsosoft. Che fine ha fatto?
- Ma là ci sono stati problemi inaspettati che...
- L'Apple Newton. Ne hanno venduti due. Entrambi a noi.
- Là posso darti anche ragione, ma...
- Flooz e Beenz.
- E questi che sono?
- Esatto: manco te li ricordi. Dicesti che i soldi virtuali su Internet erano il presente, nemmeno il futuro.
- Errore di valutaz...
- Intanto ci abbiamo messo sopra un patrimonio reale. Sfumato.
- Va bene, qualche errore capita a tutt...
- La realtà virtuale.
- Ma quella sfonderà!
- Da vent'anni. E siamo in attesa. Quanto ci ha reso l'azienda su Second Life?
- Devo vedere gli ultimi dati...
- Te lo dico io: zero.
- Secondo me però là si può ancora...
- Iridium. Il cellulare satellitare grande come questa valigetta. Che infatti è rimasto dentro questa valigetta.
- Ma in un luogo deserto potrebbe tornare ancora utile.
- Nel Sahara non abbiamo una filiale. E gli investimenti per prevenire il Millennium Bug? E a proposito di Millennium: Windows ME? Il peggior sistema operativo della storia? Ci hai fatto cambiare il vecchio Windows che andava benissimo con questo che si piantava una volta sì e una pure. E il rivoluzionario Toshiba HD? Una azienda tecnologica come la nostra non può non averlo in casa... E gli investimenti in tecnologia "push"? E l'"ufficio senza carta"? E il Dreamcast? E...
- Ok, ok, ho capito. Che proponi?
- Hai presente quella ragazza entrata da noi in stage la settimana scorsa?
- Sì, certo.
- Mi sembra molto brava, preparata, piena di voglia di fare. Perchè non le proponiamo un contratto?
- Sono d'accordo: valorizziamo le persone. Sì, dai.
- Benissimo.
- Intanto, volevo parlarti dell'I-Pad Apple... sono sicuro che...

mercoledì 3 febbraio 2010

Geek a chi?!



Ieri volevo mostrare un video ad un amico: una cosa carina, divertente, vista sul pc a casa. Tiro fuori l'Iphone, mi collego al sito ma... ##### Il sito è in Flash e sull'Iphone, si sa, Flash non va. Niente, neppure sul mio Iphone crackato, che mi consente di aggirare spesso anche questo problema (i video su Youtube li vedo, per dire).

Dunque?

Niente, ho analizzato la cosa, elaborato il lutto, e mi sono sorpreso nel vedermi deluso non dalla mio telefonino, ma dal sito.

Spiego.

Cosa non andava in quello che ho fatto? Cosa non mi ha permesso di vedere un video su un supporto che dovrebbe essere in grado di far questo ed altro?
Obiettivamente io non ho alcuna responsabilità sulla cosa. Ho il telefonino dei desideri, le competenze per sfruttarlo al meglio, il collegamento veloce, il tempo da perdere (ci vuole anche quello).

Dall'altra parte c'è un sito che si ostina a non mostrarmi ciò che desidero. Per un suo limite. Così l'ho vissuto: un limite. Un sito non ottimizzato per il mio apparecchio. Un sito che mi esclude. Un sito che non "sente" la mia presenza.
Un sito tecnologicamente indietro - ho pensato.

Allora?

Allora ho cercato quel video altrove. E l'ho trovato. Su un sito "ottimizzato per l'Iphone".

Già.

Un sito che non fa uso di Flash ma che mostra i video con modalità compatibili per il mio telefono.

Direte: "io col mio telefono questi problemi non li ho: vedo tutti i siti, anche quelli in Flash".

Bene, contento per voi. Facciamo pure a chi salta più in alto?

Da parte mia potrei rispondere: "io non ne ho altri, di problemi. Che invece i vostri telefoni presentano in abbondanza".

Ma vado oltre: stiamo scherzando!? Rivendico il mio diritto a comprare un telefonino di mio gusto. Rivendico il mio diritto all'ignoranza informatica, a non dover neppure sapere cosa sia Flash, nè tantomeno conoscere paludate politiche di marketing, intese, intrallazzi, storie che a me che compro un telefono non interessano.

Io voglio solo - no: pretendo! che il mio telefono faccia quello che gli chiedo. Nel 2010 mi pare qualcosa di normale.

C'è un video su Internet. Il mio telefono su internet ci sguazza. Il video DEVO poterlo vedere. Senza help in linea. Senza dover chiedere all'amico smanettone.

Che poi sarei io.

Qui non è questione di guerre di religione.

La battaglia - per una volta - non appartiene a noi, a me consumatore.

La battaglia è loro. Tutta loro.

Tra chi produce dispositivi, chi offre servizi, chi li confeziona, chi sceglie le tecnologie migliori.

Tecnologicamente parlando, oggi posso permettermi qualcosa che non mi appartiene: non pensare. Non configurare, non ottimizzare.

Il mio apparecchio deve farlo per me. Anche antivirus, firewall e tutte queste cosine che fanno la gioia dei geek (e dunque anche la mia, ammetto), le vedo come un qualcosa in via di superamento.

Sì, ho crackato il mio Iphone. Il giorno stesso dell'acquisto.

Ma per lo stesso motivo per cui ho messo le gomme maggiorate alla macchina. Mi piacevano. Non c'era reale necessità. Tengono meglio la strada? Ok, sarà. Ma mica l'ho fatto per quello. Con l'Iphone crackato posso mettere le icone in ordine dentro le cartelle? Ok, utile. Ma si campa comunque anche con icone sparse.

Non sta a me preoccuparmi dei motivi per cui un video in Flash non viene visualizzato.

Da domani eviterò quel sito.

E mi servirò di un altro. Questo attento e "avanti".

Non è la fine dell'era dei geek.

Ed io continuerò a "pompare" tutte le macchine che avrò sotto mano.
Ma mi posso rilassare.

E' anche ora che cambi le gomme dell'auto.